Campionato 1988-89: La
controriforma Viola
Via Spinosi, riecco il Barone
Solo quattro turni di esilio poi, visti i risultati, Liedholm é richiamato
in panchina. La Roma éfuori dalla Coppa Italia e dall'Uefa, allafine
in campionato é ottava
In
tre partite, la Roma di Spinosi conquistò due soli punti: pareggio interno
con il Bologna, pareggio a Lecce, catastrofico ruzzolone contro l'Inter l'Olimpico:
0-3. A questo punto la Roma, indipendentemente dal posto occupato in classifica,
aveva toccato il punto più basso di rendimento, nell'intero arco della
gestione Viola. I numeri erano li, e davano un brivido freddo. La Roma aveva
conquistato venti punti in ventuno giornate di campionato; aveva perso sette
volte, aveva incassato 28 gol. Dal'79/80, cioè da quando era iniziata
la gestione Viola, nello stesso periodo di campionato i record negativi della
Roma erano stati: 22 punti, 5 sconfitte, 22 gol incassati.
A Cuccaro, Nils Liedholm seguiva la stagionatura dei suoi vini DOC. Fu raggiunto
per telefono. -Mister, è la sua rivincita? -«Non diciamolo neppure
per scherzo. Quando la Roma perde è come se perdessi anch'io. Non ho
più le responsabilità di prima, ma la Roma resta la mia squadra,
la mia società». -E' stato inutile cambiare allenatore. -«Questo
lo sapevo anche prima, non avevo bisogno di conferme». -E' stato un errore
passare alla marcatura ad uomo? -«Elementi esperti come Collovati, Tempestilli
ed altri, per anni hanno difeso ad uomo. Certo, il centrocampo deve fare più
filtro, la difesa va aiutata di più. Ma non credo che la decisione di
Spinosi sia così rivoluzionaria. -Se le cose dovessero mettersi male,
tornerebbe? -«lo sono sempre a disposizione della Roma, ma credo che Luciano
se la sbrigherà molto bene da solo. Ogni tanto sento Viola, sono spesso
a Roma, ma mi auguro di tutto cuore che la Roma non abbia più bisogno
di me».
Poi la Roma andò a Pisa, e perse ancora. Dino Viola a questo punto varò
la controriforma, come fu definita la sua decisione di ripristinare l'antico
assetto dello staff tecnico. Si diffuse la clamorosa notizia: torna Liedholm,
dopo quattro giornate di esilio.
Questa data, 24 marzo 1989, è importante: perchè è la prima
volta che Dino Viola si arrende. Alle sue sconfitte, il presidente si era sempre
ribellato. Nils Liedholm fu ancora rintracciato tra i suoi vigneti. -«Se
posso essere utile lo faccio molto volentieri, la lontananza da Roma mi pesa.
Ho sentito Viola, riprenderemo l'argomento nei prossimi giorni. Ci sono da chiarire
molti dettagli. Se torno non faccio rivoluzioni».
Si scoprì che la squadra era spaccata, alcuni giocatori, tra essi i brasiliani,
espressero la loro soddisfazione, altri non nascosero il disappunto. Luciano
Spinosi commentò con la solita compostezza: «lo non so nulla, quindi
continuo il mio lavoro; domenica con il Cesena ci saranno grosse novità».
Novità appunto: ma riguardavano i giocatori, o proprio l'allenatore?
Napoleone all'Elba
La casa di Aulla, dove è cresciuta la numerosa famiglia, è sempre
stata il rifugio di Dino Viola. Quella solitudine piena di ricordi, non solo
lo confortava, ma lo ispirava. Viola adAulla quella volta però sembrava,
anche se l'esilio era volontario, Napoleone all'Elba. Ad Aulla fu un pellegrinaggio,
il giorno dopo l'annuncio del ritorno di Liedholm.Arrivarono prima i giornalisti,
un folto gruppo. Poi Nils Liedholm con il figlio Carlo, niente affatto soddisfatto
della decisione paterna di lasciare Cuccaro per Trigoria; fu quindi la volta
del direttore sportivo Emiliano Mascetti. Se ne andarono a spasso per quelle
terre amate dal presidente, si rifocillarono con un'anatra arrosto, discussero
della Roma e presto raggiunsero l'accordo. Liedholm chiedeva il ritorno di Angelo
Sormani come vice-allenatore (Spinosi aveva scelto Giuseppe Lupi) e pieni poteri
tecnici: tutte cose scontate. Poi chiese che fosse Mascetti, e solo lui, a curare
i rapporti con la squadra; ambasciatore negli spogliatoi: e qui Viola fece una
smorfia. Poi accettò. Contro il Cesena la Roma vinse l-O, gol di Rudy
Voeller. La paura era passata, la crisi rimaneva.
Ad aumentare le pene provocate da quella stagione già molto affannata,
ci fu una oscura storia di frode fiscale a carico della società, che
però fu presto risolta. E ci fu l'eliminazione da tutti gli altri tornei.
In Coppa Italia la Roma fu addirittura terza in ungirone eliminatorio che comprendeva
Pisa, Ancora e Pescara, non certo il meglio del calcio italiano. In Coppa Vefa
ci fu invece un promettente avvio, con l'eliminazione del Norimberga e del Partizan,
poi il brusco arresto negli «ottavi», con un doppio 0-2 rifilato
ai giallorossi dalla Dinamo Dresda. La Roma arrivò ottava, Liedholm si
era preso la giusta rivincita, ma forse aveva ragione il figlio Carlo, quando
stizzito aveva scosso la testa. Si scopri che Viola aveva già fatto le
sue nuove scelte. Cincinnato Liedholm tornò a Cuccaro.
Tratto da La mia Roma del Corriere dello Sport
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